il Cammino di Santiago de Compostela

8 Luglio - 3 Agosto 2005

Niente ti può allenare al Cammino,
perché il cammino è uguale solo a sé stesso,
ed è diverso per ognuno.
L'arrivo a Santiago è solo un alibi
per trovare dentro di sé
la mèta del viaggio.

Ven 8.7.05
Dopo un anno di preparativi mentali e materiali, decidiamo di partire per il Cammino.
Il commento di amici e parenti oscilla tra "Che bello! come mi piacerebbe farlo anch'io! " e " Siete pazzi! Ma chi ve lo fa fare? ". In verità a quest'ultima domanda non sappiamo rispondere. Gli zaini sono pronti: contengono solo l'indispensabile, ma sono pesanti lo stesso (13kg il mio e 10Kg quello di Rosanna, più la borsa per il cibo del viaggio in treno, stile Totò e Peppino a Milano ...).
Mia madre mi saluta con la solita raccomandazione per i figli in partenza: "Mi raccomando, non correre! ".

Dom 10.7.05
Il viaggio di andata è già un'avventura: due giorni per raggiungere Pamplona; qui inizia il nostro percorso: mancano 710 chilometri a Santiago.
Siamo nel pieno della "Feria de San Fermin ": tutti vestiti di bianco con cintura e foulard rossi, corsa di tori la mattina e alberghi pieni nel raggio di chilometri. Prendiamo il primo Sello (il timbro) e proseguiamo subito per Zizur Menor dove troviamo un grazioso rifugio gestito da una ferrea signora. A cena conosciamo una coppia di tedeschi che sono partiti da ... casa loro! Dopo due mesi di cammino, hanno una credencial timbrata di mezzo metro.

Lun 11.7.05
Al mattino partiamo con comodo alle 8:20, chiedendoci come mai tutti gli altri sono gia andati via. Nel pomeriggio, con 38°, capiremo che è meglio partire all'alba e fermarsi al mezzodì che avere un collasso per cottura cerebrale. Partono al nostro orario solo un gruppo di spagnoli di mezza età, tre coppie: uno va in bicicletta e cinque ... in un monovolume con i bagagli di tutti.
Attraversiamo minuscoli paesi che sembrano abbandonati e superiamo dolci colline: sulla cima di ognuna lo sguardo si perde verso ovest, per anticipare il cammino che ci attende. Sull'Alto del Perdon, davanti al monumento del Pellegrino, lancio Iris, l'aquilone della pace che mi ha seguito fin qui (in verità era nato a forma di conchiglia di Santiago, ma la somiglianza è vaga).

Mar 12.7.05
Superato il Puente de la Reina, a Cirauqui passiamo su un autentico pezzo di strada romana, sopravvissuta alle autostrade. Nel primo pomeriggio arriviamo ad Estella. Le prime tappe sono di rodaggio: percorriamo 20-22 Km al giorno, ma contiamo di recuperare.
Le fontane lungo la via sono la nostra salvezza, non tanto per bere, quanto per estemporanei pediluvi.

Mer 13.7.05
Si parte all'alba con una giornata che si prospetta già caldissima. Accanto al monastero di Irache c'è una fontana che distribuisce sia acqua sia vino: sono solo le 6 del mattino, così bagno la punta del dito con una goccia di vino, tanto per dire "c'ero anch'io". In Navarra il paesaggio è più arido, con piccoli centri che sembrano isole in un mare di campi di grano, con lunghi tratti di nulla tra un paese e l'altro.
Arriviamo a Los Arcos con un caldo pazzesco. Subito pranzo con panino, frutta e aranciata sotto le arcate della chiesa (come veri nomadi), poi cerchiamo l'albergo. Una caratteristica delle chiese spagnole (anche le più piccole) è l'esternazione esagerata delle forme: dove noi ci limitiamo ad un quadro o un affresco, loro hanno un'esplosione di statue e bassorilievi, spesso un po' opprimenti. A Napoli chi ostenta una ricchezza fastosa (magari al di sopra dei propri mezzi) viene chiamato "Grande di Spagna"...

Gio 14.7.05
Partiamo alle 5:30 con il buio; per chi vive in città è un'emozione nuova vedere l'alba mentre si attraversano campi e vigneti assolutamente solitari. Il sole si alza implacabile, senza una nuvola. Dopo 18 Km di faticosi saliscendi, a Viana, siamo già fusi (nel senso letterale del termine); Cesare Borgia ci scuserà se non abbiamo la forza di apprezzare la sua tomba.
Quando, dopo altri 10 km, arriviamo a Logroño, il termometro supera i 40°, e passiamo una buona mezzora a cercare un hostal: finalmente ci tappiamo al fresco. L'aria resta irrespirabile fino alla sera. Oggi è l'anniversario della Rivoluzione Francese e, soprattutto, è il compleanno di Rosanna! Purtroppo la città non è all'altezza di adeguati festeggiamenti; tutto ci sembra brutto e sciatto, con abitanti brutti e sciatti.

Ven 15.7.05
Anticipiamo ulteriormente la partenza: alle 5 siamo già in cammino e al sorgere del sole Logroño è una città lontana, mentre, da un'altura, un enorme monumento al Toro ci fissa minaccioso. Malgrado il caldo, i 30 km di oggi ci sembrano più sopportabili e troviamo le forze per contribuire ad erigere i cumuli di pietre dei pellegrini.
Su un muro, alle porte di Najera, troviamo un poema di Eugenio Garibay (parroco di un paese vicino). Poco dopo siamo al centro, stanchi ma sereni. Albergo e cena sono ben degni di onorare il genetliaco di Rosanna, sia pure posticipato.

Sab 16.7.05
I famosi vigneti della Rioja (peraltro inutili dal punto di vista dell'ombra) tendono a scomparire mentre proseguiamo verso le mesetas, la zona delle steppe al centro della Spagna. Chilometri di nulla, senza un albero o una casa, con pochi altri pellegrini con cui scambiare due chiacchiere; qualche isolata Picota ci indica che il cammino è quello giusto.
Procediamo a passo di marcia, canticchiando come due scemi l'inno della Brigata Sassari, e alle 11 siamo già a S.Domingo della Calzada, in tempo per salire sul tetto della Cattedrale, visitare il museo e vedere i due polli allevati in chiesa.
Il mio Spagnolo migliora; riesco a chiacchierare con albergatori, negozianti e pellegrini spagnoli: incredibilmente mi capiscono !

Dom 17.7.05
Triste uscita da Santo Domingo: con il buio non vediamo un segnale (la solita freccia gialla) e imbocchiamo un sentiero che, dopo un largo giro di un'ora, ci riporta a 100 metri dal punto di partenza! Quattro chilometri persi non sono molti, ma abbastanza da farci sentire stanchi per tutto il giorno. Per fortuna a Belorado, la sera, fa freddo! Avevamo dimenticato cosa volesse dire.

Lun 18.7.05
I "Montes de Oca" sono alti poco più di 1100 m, ma sono ricoperti da un'immensa foresta, che ritempra i polmoni e, soprattutto, il morale. A San Juan de Ortega non troviamo l'atmosfera mistica che ci aspettavamo, così, approfittando delle nuvole, proseguiamo fino ad Atapuerca (non prima di aver lanciato l'aquilone).

Mar 19.7.05
Superiamo la Sierra di Atapuerca all'alba in mezzo ad una fitta nebbia. Al sorgere del sole ricomincia il caldo. Sento Rosanna, 100m avanti, che canta a squarciagola: ha scoperto che il sentiero non sale sulla destra ma scende sulla sinistra.
Cammina, cammina, raggiungiamo la periferia di Burgos, ma ci vogliono più di due ore per arrivare alla Cattedrale.
Per strada un'anziana signora mi tocca lo zaino mormorando "Perdone". Pensando voglia passare, mi scosto con un sorriso, ma lei insiste: afferra la conchiglietta che porto appesa allo zaino, la bacia con devozione, si fa il segno della croce e va via dopo averci ricoperto di benedizioni.
La cosa strana è che, per risparmiare sul peso, non abbiamo portato le conchiglie di San Giacomo ma due piccole Fasulare di ... San Gennaro (raccolte a Licola). Del resto i pellegrini portavano le Capesante solo al ritorno, come prova del viaggio.

Mer 20.7.05
Le previsioni del tempo affermano che, per l'eccezionale ondata di caldo, si prevedono 38-40° sulle mesetas. Considerando anche il calendario per il rientro, decidiamo, un po' a malincuore, di saltare le tappe centrali e prendiamo il treno per Leon. La città è molto bella, soprattutto la cattedrale, e abbiamo modo di passeggiare tutto il giorno (senza zaino) scoprendo angoli che in una precedente visita non avevamo sospettato.

Ven 22.7.05
In due giorni attraversiamo il Paramo leonense (una sterminata campagna, un po' meno arida delle mesetas centrali) tra Leon e Astorga. Ogni mattina facciamo colazione al primo bar che apre, cioè dopo aver già percorso 8-10 km.
Incontriamo parecchie case costruite sotto terra, spesso quasi invisibili, con il camino e un ingresso seminascosto: praticamente le case degli Hobbit. Forse Tolkien ha preso qui un po' di idee per il suo Signore degli Anelli, compreso qualche nome di paese (Brea, ad esempio).
Ad Astorga c'è il palazzo episcopale progettato da Gaudì, ora sede del museo del Pellegrino:all'ingresso un suonatore continua a cantare un tormentone sul "Pellegrino che va a Santiago e prende la Compostela."

Sab 23.7.05
All'alba, attraversando paesi sempre più piccoli, troviamo le cicogne sui tetti. Si inizia a salire verso i Montes de Leon e, dopo Rabanal del Cammino, percorriamo l'ultimo tratto in salita insieme ad una comitiva di giapponesi che va (senza zaino) alla Cruz de hierro; al ritorno a casa potranno dire di aver fatto una mezza tappa del Cammino di Santiago.
Dopo 27 km siamo a Foncebadon (1440m): il paese sembra bombardato e solo alcune case sono abitabili, tra cui il rifugio (zeppo) e l'unico hostal (dove si mangia malissimo). Non c'è altro. La sera fa freddo e inizia a soffiare un forte vento, ideale per l'aquilone, ma preoccupante per la tappa di domani ...

Dom 24.7.05
Saliamo alla Cruz de hierro con il buio e un po' di pioggia; fa molto freddo e, arrivati in cima (1504m), c'è anche la nebbia. Siamo gli unici esseri viventi nel raggio di chilometri e la Croce di ferro si distingue a stento in cima al palo. Ci ripariamo sotto una tettoia per qualche minuto, poi ripartiamo.
Quando il sole inizia a filtrare tra le nuvole la temperatura sale leggermente, ma la pioggia non ci abbandona. Dopo quasi tre ore troviamo il primo paese abitato (poco). Tra i vicoli di El Acebo sembra che il tempo scorra più lentamente; anche l'anziano gestore del bar sembra uscito da un libro medievale. Sono le 8:30, noi prendiamo biscotti e café con leche, lui nel frattempo mangia pane, formaggio e vino. Infine, dopo quasi trenta km, siamo a Ponferrada, la città dei templari.

Lun 25.7.05
Oggi è San Giacomo, festa nazionale. Il paesaggio e il clima del Bierzo assomigliano più alla Galizia che al resto della Spagna: nuvole e fresco la mattina e la sera, qualche spruzzata di pioggia ogni tanto. Ad ogni sosta incontriamo più o meno le stesse persone, di tutte le nazionalità; con alcune iniziamo a chiacchierare.
A Villafranca del Bierzo c'è la Puerta del Perdon, che, attraversata in caso di malattia grave (comprovata), dà al pellegrino la stessa indulgenza del cammino completo a Santiago. Rosanna si mette subito in fila, ma pare che la porta venga aperta solo durante gli anni santi compostellani. In un vicolo troviamo decine di poesie incise su terracotta e cementate nel muro: forse il proprietario del palazzo è un poeta e ha deciso di pubblicarle a sue spese ...

Mar 26.7.05
Tra un acquazzone e un po' di sole ci avviciniamo alla Galizia; il numero dei pellegrini in transito supera spesso gli abitanti dei paesini. Dubitiamo di trovare posto al Cebreiro, così ci fermiamo a Las Herrerìas in una meravigliosa locanda di paese, dove mangiamo come maiali (tanto per cambiare).

Mer 27.7.05
Dieci chilometri in salita sotto l'ombrello, e siamo al Cebreiro (1300m) la porta di accesso alla Galizia. Il luogo invita alla meditazione, anche se ogni angolo del pesino medievale è occupato da una taverna o da un'affittacamere o da un negozio di souvenir, con dozzine di turisti giunti con i pulman.
Dal grande cippo di confine mancano 152 km a Santiago: ogni 500 metri un cippo ci ricorda quanto manca ancora. A Tricastela fa freddo e piove tutta la notte; siamo costretti ad asciugare i panni lavati con il phon.

Gio 28.7.05
Ancora una giornata di cammino sotto la pioggia. Al Monastero di Samos, durante la visita guidata, incontriamo Alfonso II il casto, primo artefice del cammino di Santiago. Ci sono due pellegrine danesi che insistono nel voler dormire al monastero; purtroppo solo gli uomini possono passare la notte tra le mura del monastero e per non meno di una settimana.
Sarria dista poco più di 100 km da Santiago, quindi è il punto più vicino da cui iniziare il pellegrinaggio. Infatti molti partono da qui, soprattutto quelli con auto al seguito per trasportare i bagagli ...

Ven 29.7.05
Attraversiamo gli umidi boschi della Galizia con un tempo incerto. I piccoli centri abitati, quattro case al massimo, contano più mucche e galline che persone, ma non manca mai il bar del Pellegrino. Portomarin è una piccola cittadina ricostruita ex-novo circa 40 anni fa (il vecchio paese è sotto le acque del lago artificiale). La statua di San Giacomo ci indica la strada per domani.

Sab 30.7.05
Alle 7, ora di partenza per decine e decine di pellegrini, tutta la zona del lago di Belesar è avvolta in una fitta nebbia. Usciamo da Portomarin e attraversiamo boschi ovattati e profumati di resina; ogni tanto qualche goccia fa temere il diluvio, ma per oggi niente pioggia. Il percorso di oggi è un continuo saliscendi, su stradine che raramente vedono auto; in ogni caso la segnaletica è sempre efficiente e protettiva.
Lungo un sentiero di campagna, Rosanna viene inseguita da una mucca: con uno scarto degno dell'encierro di Pamplona, Rosanna scarta di lato ma la mucca la ignora e progegue verso il pascolo.
Passiamo sotto la famosa Croce di Ligonde e, prima che i piedi possano ammutinarsi, arriviamo a Palas de Rei. C'è una confusione incredibile per un raduno di motociclisti con concerto rock nel campo sportivo: nonostante tutto, dormiamo come sassi.

Dom 31.7.05
Partiamo presto per una tappa di 30 Km. Per le prime due ore il termometro segna 7°. Poi, finalmente, il tempo volge al bello e possiamo ammirare l'azzurro intenso del cielo galiego. A Melide troviamo un mercato globale, con tutti i negozi aperti e ogni vicolo occupato da bancarelle con mercanzia di ogni genere. Controlliamo più volte il calendario, dubitando che sia Domenica.

Lun 1.8.05
Partiamo da Arzua alle 6; mancano 37 km alla basilica di Santiago; quasi per scherzo propongo a Rosanna di fare un'unica tappa: lei parte a passo di carica, minacciandomi con le racchette se rallento! Scopriremo poi che i cippi indicano la distanza dall'inizio di Santiago: alla cattedrale ne mancano altri 3, per un totale di QUARANTA!
Dopo aver lanciato l'aquilone sul Monte do Gozo, arriviamo a Santiago passando sotto le statue delle celebrità che hanno fatto il cammino in 1200 anni (chissà se metteranno anche noi). Alle 17 siamo in piazza, l'orario ideale per ritirare la Compostela senza fila; qualche minuto nella Cattedrale e poi andiamo a cercare l'albergo, dove crolleremo distrutti.

Mar 2.8.05
Visitiamo Santiago di buon mattino; la cattedrale è semivuota e possiamo visitare la cripta con calma, senza la solita calca. Dai tetti il paesaggio è stupendo. Ci raggiungono Miguel di Astorga, con il suo incrollabile sorriso, Marco di Pescara, che nel frattempo si è fratturato un piede, e tanti altri: tutti con lo stesso sguardo felice. Alla messa di mezzogiorno, quando il celebrante ricorda i pellegrini giunti nelle ultime 24 ore e, tra gli altri, "... desde Pamplona, dos italianos ..." abbiamo i brividi; ce l'abbiamo fatta: 550 km a piedi.

Mer 3.8.05
Incominciamo a progettare il prossimo cammino, magari per un'altra via; sicuramente con zaini un po' più leggeri.
Prendiamo l'aereo per Napoli, via Barcellona, portando ben stretti i nostri tesori: le Credencial del Pellegrino, piene di timbri, e le due pergamene con i nostri nomi in latino: Rosariam e Ludovicum.
Il viaggio di ritorno sarà un'Odissea, ma questa è un'altra storia ...